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…E alla fine arriva Polly. Come prendersi cura dell’Alocasia.

…E alla fine arriva Polly. Prendo in prestito il titolo della famosa commedia del 2004, quella con Ben Stiller e Jennifer Aniston (Polly, appunto), per parlarvi della mia Alocasia. Una storia d’amore travagliata ma, sembrerebbe, con un lieto “to be continued”. 

Polly Uno, come la chiamo e c’è un motivo che vi scriverò di seguito, è arrivata sei mesi fa ed è stato traumatico! Per lei di sicuro, dato che le sue foglie erano spezzate e le ha perse, io però non mi sono arresa.

Da quando ho scoperto che il mio pollice nero poteva essere un pollice verde, non mi sono più posta freni e limiti. Ho comprato tantissime piante nell’ultimo anno, prima o poi loro e i libri sbatteranno me e mio marito fuori di casa, tra queste c’è Polly Uno. La mia Alocasia conosciuta anche come “Orecchie d’elefante” per la forma delle sue foglie. Peccato che il suo arrivo sia stato dei più traumatici!

Ho comprato Polly Uno online, sapete la pandemia e il lockdown… Avevo fatto diverse ricerche su questa pianta, era parte di un progetto per me importante, insomma, non vedevo l’ora che me la consegnassero! Il suo arrivo a casa però è stato infausto: durante il trasporto le sue foglie hanno subito gravi danni, sembrava che l’avessero scaraventata dentro e fuori dal furgone, e dopo pochi giorni le ha perse. Tutte! Il sito web su cui avevo fatto l’acquisto ha provveduto a inviarne un altro esemplare a loro spese, ecco perché Polly Uno, esiste anche una Polly Due, ma intanto mi ritrovavo con una pianta all’apparenza morta dentro al suo vasetto di ceramica.

Polly 2 è arrivata tempestiva, appena 24h dopo! Nel frattempo, ovviamente, non mi sono disfatta di Polly Uno e, anzi, ho deciso che avrei continuato a prendermene cura perché: chissà che non si riprenda e germogli nuovamente.

Sei mesi di annaffiature misurate e un po’ alla cieca (l’hanno ficcata direttamente nel sottovaso! E non era auspicabile travasarla quando si trovava in una condizione di fragilità). Sei mesi durante cui sono rimasta a osservarla a lungo per captare il minimo mutamento e finalmente eccolo! Polly Uno ha una nuova foglia, ancora arrotolata ma che cresce di ora in ora sviluppandosi in altezza, e io sono così felice di aver creduto nel mio pollice nero vestito di verde!

Per chi ha letto il mio nuovo romanzo, “Io non mi innamoro”, questa è la vera storia di Polly. Anch’io come Harpa mi sono presa cura della mia Polly e ho instaurato con lei un forte legame affettivo.

Adesso però parliamo dell’Alocasia Polly in via generale, quali sono le sue origini e come prendersene cura: 

L’Alocasia è una pianta rizomatosa e sempreverde originaria delle aree tropicali del sud-est asiatico e subtropicali dell’Australia orientale. Esistono diverse varietà di Alocasia, in questo articolo mi concentro sull’unica con cui ho esperienza, ovvero la Polly, quella più comune e richiesta, conosciuta anche come “Orecchie d’elefante”.

Per crescere felice in appartamento l’Alocasia avrà bisogno di una buona percentuale di umidità, un terriccio drenante per evitare i ristegni e conseguente marciume, e di non essere urtata! Le sue foglie sono piuttosto grandi rispetto al fusto, perciò è facile provocarle dei traumi ed è necessario che il vaso sia adeguatamente grande: Il rinvaso dovrà essere effettuato ogni due o al massimo tre anni alla fine dell’inverno. In base a quanto è cresciuta.

Sebbene non ami stare sotto la luce del sole diretta, quindi non esponetela ai raggi solari in nessuna stagione, l’Alocasia Polly dovrà essere sistemata in una stanza luminosa e lontana da correnti d’aria: no condizionatori, no stufe! Odia gli sbalzi di temperatura soprattutto se repentini. In estate l’annaffiatura deve essere più frequente rispetto all’inverno, l’intervallo dipende da molti fattori: per esempio dall’ambiente, dimensione della pianta. Per verificare se sia il caso di annaffiare basterà inserire un dito indice nel terriccio, a una profondità di 1,5-2 cm.  Nebulizzate le foglie con dell’acqua solo in piena estate e solo se l’ambiente domestico non è sufficientemente umido.

È difficile che accada in appartamento ma non è impossibile che l’Alocasia fiorisca.

Perché l’Alocasia piange? 

Viene chiamato fenomeno della  guttazione: l’Alocasia non riesce a trattenere l’acqua dell’irrigazione e la espelle dalle foglie, creando dei rivoli che fanno pensare alle lacrime. Per farle tornare il buonumore basta diminuire le irrigazioni o nebulazioni.
Come tutte le piante, anche questa può essere soggetta a malattie e parassiti: il ragnetto rosso, per esempio. Afidi e cocciniglie. Pure in questo caso saranno le foglie a fare da spia, prestate sempre attenzione a eventuale ingiallimento e perdita di lucentezza.

Chiudo con una curiosità: sapevate che in Tailandia l’Alocasia Polly è spesso collocata davanti la porta di casa per dare il benvenuto ai visitatori? È anche un modo per augurare buona fortuna.

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